A noi la morte non fa paura. Ed è giusto che sia così. Aver paura della morte è ridicolo. Noi siamo provvisoriamente vivi. L’esser vivi è uno stato eccezionale e transitorio del nostro stato normale, che è l’essere morti. Basterebbe mettere in rapporto la durata del tempo che si è vivi con quella del tempo che si è morti, per capire come la vita sia un attimo di distrazione di un morto. Si è vivi per un minuto e si è morti per l’eternità. Grattate il vivo e verrà fuori il morto. Spogliatelo fino all’osso e troverete uno scheletro già pronto
Tutto ciò mi spinge a rovistare nei miei libri alla ricerca di un passaggio (datato 1749) scaturito dalla penna di Anne-Claude-Philippe de Tubières (il Conte di Caylus) che tengo a riportare.
“gli Egiziani devono l’idea delle loro mummie ai corpi che si trovano disseccati nelle sabbie ardenti che si estendono in una zona del deserto e che, levate dal vento, avvolsero i viandanti e ne conservarono i corpi, consumandone i grassi e l’adipe, senza alterarne la pelle”
Di seguito elencherò alcuni aneddoti ed informazioni riguardati i corpi che è possibile “ammirare” in questa location tutto sommato unica:
-Ragazza di circa 24/25 anni morta di parto cesareo, presenta ancora il ventre lacerato. Era routine a quei tempi cercare di salvare il bambino sacrificando la madre.
-Uomo con malformazione all’anca.
-Ragazza rachitica.
-Uomo sepolto vivo. Caso di catalessi (ovvero morte apparente) che rimanda ai più terrificanti racconti di Poe. Sono riscontrabili i segni del risveglio sotto terra: diaframma contratto, muscoli in tensione, macchie rosse sulla cute che indicano lo sforzo eseguito nel tentativo di respirare il poco ossigeno a sua disposizione. Sul volto giace il ghigno di un sorriso sardonico, della follia, di chi si è reso conto di essere sotto terra ma, ahimè, ancora vivo…
-Canonico Mariano Muscinelli. Membro della confraternita che ha deciso di morire in questo luogo di umiltà.
-Fondatore della confraternita morto nel 1602. Tra i meglio conservati con capelli, tendini del piede e sesso intatti.
-Donna affetta da gibbosi.
-Uomo deceduto per impiccagione. Carotide spezzata, mani lungo il corpo e diaframma contratto.
-Giovane morto per accoltellamento durante una veglia. L’autopsia eseguita nel 1960 al fine di verificare le cause del decesso (dissanguamento o fendente?) rivela, grazie al cuore ancora esistente (conservato separatamente tra due vetrini), come causa il colpo mortale.
-Lombardelli” detto \”lunano\” perché proveniente da Lunano, era panettiere dei frati.
-Ragazzino affetto da sindrome di Down vissuto fino a 12 anni. Chi era colpito da questa anomalia era condannato a vita relativamente breve. Non esistevano cure e lo sventurato essendo inadatto al lavoro era presto abbandonato al suo triste destino.
-Ragazzo deforme morto giovane con il torace incassato schiacciato dalle ruote del carro. Incidente assai diffuso a quel tempo.
Questa è la chiesa delle mummie di Urbania, questa la loro storia condensata in una manciata di righe. Esse restano ad aspettarci come povere commedianti imprigionate in un futuro antico, avvolte in un sudario di brume eterne, in una favola sbagliata in attesa di scrutare il prossimo visitatore nel tentativo di sfuggire all’oblio, ricordandoci che non ci è concesso uscire vivi dalla vita.
se pensi che gl’anni