Questo breve resoconto apparve all’interno del New York Times il 25 giugno del 1859.
Risaliamo la linea del tempo per comprendere cosa accadde in quel giugno.
Perugia, Umbria.
Molti giovani abitanti della città salirono nel nord dell’Italia per combattere, come volontari, nell’esercito sardo. Si doveva fare l’Italia. Molti ci credevano. All’interno della città si stava formando un comitato d’insurrezione legato alla Società Nazionale: associazione nata a Torino nel 1857 per iniziativa di Daniele Manin e di Giuseppe La Farina. L’obiettivo di tale società si poteva ritrovare all’interno della dichiarazione costitutiva, dove si affermava la necessità d’unificazione, dell’indipendenza dell’Italia e s’identificava, quale mezzo per il raggiungimento dei primi due obiettivi, l’appoggio a casa Savoia. [2]
Il comitato decise per l’azione il 14 giugno: si presentò al rappresentante del Papa in città, monsignor Luigi Giordani, per chiedere allo stato Pontificio l’abbandono della posizione di neutralità assunta nei confronti della guerra di liberazione ed unificazione dell’Italia. Il rappresentante del Papa rifiutò l’offerta ed il comitato decise per il suo allontanamento dalla città prendendo possesso del governo cittadino, offrendosi a Vittorio Emanuele. L’aiuto di casa Savoia era da escludersi a priori poiché Cavour aveva precisi accordi con Napoleone III. La posizione del Papa era chiara: contrario a qualsiasi movimento filo-unitario che poteva indebolire il Regno in Terra – quello dei Cieli, come vedremo in seguito, appartiene loro di diritto – e non intendeva cedere nessuna città agli insorti, per questo motivo Perugia doveva essere mantenuta e se persa doveva essere riconquistata, come monito ad eventuali altre insurrezioni. Ispiratore della rivolta di Perugia fu Carlo Boncompagni su idea del marchese Filippo Gualtiero: i due altolocati potevano contare sull’aiuto di circa 8000 volontari toscani degnamente armati.[3]
Dalla Toscana i perugini attendevano l’invio d’uomini ed armi, purtroppo arrivano solo qualche centinaio di fucili in condizioni non ottimali. Torniamo al 14 giugno del 1859. Il comitato d’insurrezione si presentò al delegato del Papa costringendolo alla fuga nella città di Foligno. Rimase al suo posto il cardinale Arcivescovo Gioacchino Pecci, poi papa Leone XIII, che dall’aprile precedente aveva avvertito la Segreteria di Stato di quanto si andava preparando nella città umbra.[4] Il segretario di Stato, Giacomo Antonelli, informato dell’accaduto, comunicò a monsignor Giordani di – riporto le sue parole – «impedire insieme alla truppa ogni disordine, chiamando anche ove occorra qualche compagnia da Spoleto, nell’attesa di rinforzi di due mila uomini e forse anche francesi. »[5] Queste parole furono comunicate il 14 giugno stesso. Rapidità di pensiero e d’azione.
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La strage di Perugia – Accademia delle Belle Arti di Perugia |
Il Papa decise per la spedizione del 1° reggimento estero, che contava oltre 1700 uomini sotto la guida del colonnello Antonio Schmidt d’Altorf. Le truppe pontificie giunsero a Foligno il 19 giugno, 5 giorni dopo il cambio di governo a Perugia. Schmidt, Giordani ed il consigliere di Stato Luigi Lattanzi, presero la decisione di muovere i soldati verso la città umbra il prima possibile, per evitare eventuali rifornimenti d’uomini ed armi dalla Toscana.
Il comitato degli insorti rivolse un appello al popolo perché si preparasse alla difesa della propria terra dalle truppe del Papa.
Il 20 giugno le truppe papali si presentarono a Perugia per liberare la città. I militari del pontefice – il cui compito dovrebbe essere quello di costruire ponti e non distruggerli[6] – erano circa 2000 ed in gran parte svizzeri. In breve tempo spezzarono la resistenza dei perugini presso Porta San Pietro. La battaglia costò la vita a 10 soldati delle truppe pontificie e 27 tra gli insorti.
I militari avevano un preciso compito: riprendere la città a qualsiasi costo e far ricadere su di essa il costo dell’operazione militare.
Il significato è molto preciso: saccheggio!
I soldati si mossero dietro preciso ordine. Quale organo superiore autorizzò il sacco di Perugia? Tre fonti riportano la seguente testimonianza: «II sottoscritto Commissario Sostituto Ministro da incarico a V. E. di ricuperare le Provincie alla Santità di N. S. sedotte da pochi faziosi, ed è perciò che Le raccomanda rigore perché servir deve d’esempio alle altre, e com. si potranno tenerle lontane alla rivoluzione. Do inoltre facoltà a V. S. di poter fare decapitare i rivoltati che si ritrovassero nelle case, non che risparmiare la spesa al Governo, e fare ricadere, tanto il vitto che la spesa della presente spedizione alla Provincia stessa. Il Sostituto del Ministero C.L. Mazio»[7][8][9]
Pio IX sino a che punto poteva essere all’oscuro di tutto questo?
Schmidt sembra abbia ricevuto tale ordine direttamente da Luigi Mazio, uditore generale militare, ministro pontificio delle armi e persona molto influente.
Saccheggio, morte e violenze inaudite sulla popolazione inerme.
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La strage di Perugia – Accademia delle Belle Arti di Perugia |
Riporto alcune testimonianze per meglio comprendere quel folle gesto delle truppe del Papa.
«Furono saccheggiate trenta case, nelle quali — per confessione dello stesso Schmidt — fu fatto massacro delle stesse donne; furono invasi un monastero, due chiese, un ospedale e un conservatorio di orfane, nel quale sotto gli occhi delle maestre e delle compagne due giovanette furono contaminate. Alle immanità dei saccheggiatori seguirono, come legittimo corollario, il Governo statario bandito a Perugia dallo Schmidt, le onorificenze largite a lui ed ai suoi satelliti dal pontefice e i solenni e pomposi funerali indetti, dal cardinale vescovo Pecci (Papa Leone XIII) con l’iscrizione satanicamente provocatrice messa sul catafalco: beati mortui qui in Domino moriuntur.»[10]
Una seconda fonte per comprendere l’accaduto giunge direttamente dall’intendente militare pontificio Monari: « I soldati passarono sopra queste barricate, presero d’assalto tutte le case ed il convento ove uccisero e ferirono quanti poterono, non eccettuate alcune donne, e procedendo innanzi fecero lo stesso nella Locanda a S. Ercolano, uccisero il proprietario e due addetti, ed erano per fare altrettanto ad una famiglia americana, se un volteggiatore non vi si fosse opposto, ma vi diedero il sacco, lasciando nel lutto e nella miseria la moglie del proprietario e arrecando un danno di circa 2.000 dollari alla famiglia americana. Fatti simili sono accaduti in tre case, dappoiché il saccheggio ha durato qualche tempo durante il quale tre case sono state incendiate. I soldati vincitori hanno fatto man bassa su tutto quanto loro capitava innanzi. »[11]
Con molta probabilità tutto questo è giunto sino a noi grazie alla presenza di questa famiglia americana. L’incidente causò un problema diplomatico tra il governo degli Stati Uniti e la Santa Sede. Riporto la testimonianza dell’ambasciatore, Stockton, degli Stati Uniti a Roma: « Una soldatesca brutale e mercenaria fu sguinzagliata contro gli abitanti che non facevano resistenza; quando fu finito quel poco di resistenza che era stata fatta, persone inermi e indifese, senza riguardo a età o sesso, furono, violando l’uso delle nazioni civili, fucilate a sangue freddo. »
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Ritratto di Pio IX |
Ho iniziato il resoconto con l’articolo apparso sul New York Times del 25 giugno 1859. L’articolo e la grande diffusione delle stragi sui quotidiani di tutto il mondo, fece recepire al pubblico mondiale che le stesse erano state autorizzate dal Papa in persona, Pio IX. Il Pontefice si premunì di definire tali affermazioni come “maligna invenzione”.
I fatti di Perugia colpirono l’immaginario collettivo. Giosuè Carducci ricordò l’evento nel sonetto Per le Stragi di Perugia. Il poeta statunitense Whittier scrisse From Perugia in memoria dei fatti raccontati.
Le responsabilità?
Pio IX come si comportò dopo la strage ed il saccheggio?
Istituì la medaglia “Benemerenti per la presa di Perugia” da assegnarsi ai soldati che parteciparono alla presa della città.
Molto particolare ai miei occhi la frase “maligna invenzione” dopo l’accusa di essere il responsabile dei fatti di Perugia e l’istituzione della medaglia al valore per coloro che quella strage hanno compiuto.
Sapeva?
Pio IX era il responsabile diretto degli eventi?
Il 6 luglio del 1985 fu nominato venerabile.
Il 3 settembre del 2000 fu nominato beato da Giovanni Paolo II.
Le stragi di Perugia non sono l’unico nefasto accadimento avvenuto sotto il suo regno, non riesco a parlare di pontificato per Pio IX. Vorrei ricordare che molti rivoluzionari, che si opponevano al potere temporale del Papa, furono condannati a morte, alcuni tramite decapitazione.
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Mastro Titta – Boia che finì la sua carriera sotto Pio IX – mostra una testa femminile recisa |
Ricordo che lo stesso Papa – Re nel 1874 istituì il “non expedit”, con la quale invitava i cattolici a disertare le elezioni politiche della neonata Italia Unita.
Papa, venerabile e beato.
Una domanda mi sorge spontanea: come si può beatificare Pio IX nello stesso anno in cui la Chiesa Cattolica chiede amaramente perdono delle proprie azioni nefaste?
Non riesco a comprendere come da una parte si chieda perdono per aver causato morte e dolore e dall’altra si beatifica uno dei – presunti- responsabili di quelle morti e di quel dolore.
Fabio Casalini