Andrea Carlo Cappi è l’unico scrittore al mondo che parli di Diabolik. Non solo! È l’esperto in assoluto su Diabolik. Lo incontriamo nella sua casa di Milano.
Be’, esperto in assoluto non direi: molto spesso per i miei libri mi sono rivolto per informazioni e consulenze alla redazione di Diabolik e al Diabolik Club. Sono loro i veri esperti. Io ho avuto il permesso e il piacere di… entrare nella mente di Diabolik come romanziere.
-Andrea , chi è Diabolik?
È un inconsapevole superuomo nietzschano. Non ha superpoteri, a differenza di molti suoi colleghi «in costume» dei fumetti. Non lotta per il Bene perché a causa delle sue origini è aldilà del Bene e del Male. Per questo, pur essendo un personaggio che dovremmo vedere come negativo, lo amiamo come lettori.
–Diabolik cosa rappresenta e perché è stato creato dalle sorelle Giussani?
Al momento della sua nascita, ha rappresentato una forte rottura con il fumetto tradizionale: ladro e assassino dichiarato, che usciva vivo e vincitore, contrariamente alle regole valide fino a quel momento nei media più popolari. Le sorelle Giussani lo hanno creato come un Fantomâs moderno: era passato meno di mezzo secolo dalla nascita del personaggio di Allain e Souvestre, ma il mondo era cambiato radicalmente in pochi decenni. Era un Uomo Mascherato in negativo: tuta nera, maschera che lascia scoperti gli occhi anziché nasconderli. Un criminale pervaso dall’ottimismo tecnologico degli anni Sessanta e che, curiosamente, anticipò con le sue trovate certi espedienti degli agenti segreti del cinema e della televisione di quell’epoca. Ma soprattutto, oggi come allora, rappresenta la disobbedienza alle regole che tutti noi in qualche momento possiamo sognare ma che, si spera, non mettiamo in atto nella realtà.
–Lo sai che un certo latitante, di cui non ricordo nemmeno il nome, si è fatto soprannominare DiaboliK? Cosa ne pensi?
Diabolik è un personaggio nato per i fumetti e, come tale «larger than life» come si dice in inglese. Illudersi di emularlo sarebbe come pensare di guidare come in Fast and Furious e non schiantarsi. Anche perché Diabolik, pur nella sua perfettta amoralità, mantiene un rigido codice etico che difficilmente potrebbe avere un criminale della realtà.
– Diabolik, il fumetto, avrebbe mai progettato ed effettuato stragi?
Se si tratta di disseminare trappole sulla via della fuga, Diabolik non si preoccupa di quanti poliziotti moriranno cercando di catturarlo. A suo tempo ci fu un momento di drammatica tensione tra lui ed Eva Kant, quando per portare a termine un colpo aveva previsto di eliminare l’intero equipaggio di una nave. Eva lo ha reso meno spietato. Ma, anche nei periodi più crudeli della sua carriera, Diabolik non avrebbe mai messo una bomba in cui potessero morire persone innocenti. Non a caso nel mio secondo romanzo, Alba di sangue, lui e l’ispettore Ginko si trovano alleati nella lotta contro una «strategia della tensioni» programmata dai servizi segreti deviati di Clerville.
–Allora mi stai dicendo che Diabolik in definitiva combatte contro il male! Non solo per danaro?
Non combatte contro il Male, a meno che i malfattori non si mettano sullla sua strada… o a meno che Eva, che spesso rappresenta una coscienza di cui lui sarebbe sprovvisto, non lo coinvolga in una battaglia in cui è lei a credere. Ma di sicuro Diabolik non agisce solo per denaro. È cresciuto in un mondo fuori dal mondo, un’isola che fungeva da base per un’organizzazione criminale globale, popolata da delinquenti e da esperti che fornivano loro un sofisticato supporto tecnico-scientifico. Ha imparato tutto da loro e quindi ha avuto, diciamo, un’educazione lievemente distorta. Non ha mai avuto un nome, fino a quando non si è scelto quello di battaglia: appunto, Diabolik. Non ha mai avuto un’identità convenzionale, fino al giorno in cui ha assunto quella fittizia di Walter Dorian e le mille altre che gli servono di volta in volta per i suoi colpi. L’unica vita che conosce è quella dei suoi crimini, una sfida continua che dà senso alla sua esistenza. Non ruba per diventare ricco, altrimenti si sarebbe già messo a riposo. Al contrario, investe tutti i suoi proventi nella preparazione di nuovi colpi. Lo vedo come certi toreri hemingwayani, come Juan Belmonte che, quando si ritirò a vita privata ricco e famoso, si suicidò perché non trovava più senso nella propria vita se non affrontava la morte ogni domenica pomeriggio.
–Allora il latitante non ha capito nulla di Diabolik!
Temo proprio di no.
– Sai come li chiamiamo noi a Milano quelli che non hanno capito niente? Lo so! Sei troppo educato! Io un po’ meno! Li chiamiamo …PIRLA!
Diabolik sicuramente non lo è. È un personaggio epico e drammatico, a un livello di cui forse nemmeno le sorelle Giussani si erano rese conto quando lo hanno creato. Non a caso si dimostra, dopo Tex Willer, l’eroe più longevo dei fumetti italiani e rimane impresso nella cultura popolare da oltre mezzo secolo.
–Andrea, non ti sembra che un uomo che viva credendo di essere Diabolik sia quantomeno megalomane?
Be’, quando io scrivo Diabolik, «sono» Diabolik… e anche Ginko e persino Eva Kant. Devo entrare nella loro mente, per sentire ciò che provano e trasmetterlo ai lettori. Certo, quando smetto di scrivere lascio Clerville e torno nel mondo reale… e sono ancora in grado di distinguere la differenza tra l’una e l’altro!
–Secondo te, che fine gli farebbe fare il vero Diabolik?
Al latitante? Non perderebbe molto tempo. Il sibilo di una lama nel buio: swiiiss!
-Grazie Andrea, a nome di tutti i nostri lettori.
Grazie a tutti voi… ma chi vi dice che io sia davvero Andrea Carlo Cappi?
Diabolik-La lunga notte in ebook:
Diabolik, La lunga notte.
Diabolik-Alba di sangue in ebook:
Diabolik, Alba di sangue.
Fabio Viganò