Le capre che non dormivano di notte e l’Omino con i baffi

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Narra la leggenda che in Etiopia, nella regione di Kaffa, circa mille anni fa, viveva un pastorello di nome Kaldi che, non vedendo rientrare una sera le sue caprette, se ne andò a cercarle e le trovò agitatissime e piene di energia che mangiavano i frutti rossi di un arbusto....
Narra la leggenda che in Etiopia, nella regione di Kaffa, circa mille anni fa, viveva un pastorello di nome Kaldi che, non vedendo rientrare una sera le sue caprette, se ne andò a cercarle e le trovò agitatissime e piene di energia che mangiavano i frutti rossi di un arbusto. Insospettito dalla strana vivacità dei suoi animali, colse le bacche rosse di cui si stavano cibando e le portò ai monaci di un vicino convento. Costoro sentenziarono che erano frutti del diavolo e li gettarono sul fuoco: si sprigionò un meraviglioso aroma e i monaci, incuriositi, prepararono un decotto; dopo averlo bevuto, riuscirono a stare svegli anche durante le lunghe veglie notturne di preghiera, vivaci proprio come le caprette del pastorello Kaldi. 
Avevano scoperto l’uso delle bacche della pianta di caffè .

Ed è proprio nei paesi islamici del vicino Oriente che si diffuse ampiamente la bevanda del caffè : infatti, proibendo la religione musulmana l’alcool, il caffè era considerato una bevanda stimolante delle facoltà intellettive e del coraggio, un nemico del sonno e un afrodisiaco.

Agli inizi del 1600 il caffè comparve in Europa .
Illustrazioni di Valentina Raddi
Si narra che nel 1683, quando i Turchi abbandonarono l’assedio di Vienna, lasciarono sotto le mura della città molti sacchi di caffè: i militari austriaci, per festeggiare la vittoria, li usarono per preparare caffè con latte e un poco di miele, per renderlo meno amaro: era nato il cappuccino. Accompagnarono la nuova bevanda con panini dolci a forma di mezzaluna :erano nati i cornetti.
In Italia l’avvento della nuova bevanda fu molto contrastato. Il medico e letterato Francesco Redi, nella sua opera del 1685 “Bacco in Toscana” scriveva:

Beverei prima il veleno
Che un bicchier che fosse pieno
Dell’ amaro e reo caffè.
cantando così l’esaltazione del vino e il disgusto verso il caffè.
Questa nuova bevanda era considerata il “Vino dell’ Islam” e condannata dai cattolici come invenzione di Satana. Fu chiesto al papa Clemente VII (lo stesso che aveva appena condannato al rogo Giordano Bruno) di condannare pure il caffè, ma costui, assaggiatolo, ne fu entusiasta e lo assolse, ribattezzandolo ” bevanda cristiana”.
In ltalia cominciarono nel 1700 ad aprire le prime caffetterie, punti di riferimento per la cultura e l’arte: il Caffè Florian a Venezia, il Greco a Roma, il Grilli a Firenze.
Bach compose ” La cantata del caffè” (1732) e Pietro Verri fondò a Milano (1764) la rivista “Il caffè” con l’intento di risvegliare la cultura italiana.
Dipinto di anonimo, scuola francese, XVIII sec.
Nel frattempo dallo Yemen e dall’Etiopia la coltivazione del caffè si diffuse nel nuovo mondo, tant’è che oggi il fabbisogno è in gran parte coperto dalle produzioni provenienti dall’America Centrale e dal Brasile. Oggi, dopo la coca cola e il thé, la bevanda più diffusa al mondo è il caffè, che supera anche la birra e il vino.
L’ultima tappa della storia affascinante di questa bevanda è tutta nostra, e ha come teatro il lago d’Orta.
È proprio qui infatti che nel 1933 Alfonso Bialetti, proprietario di una piccola officina di semilavorati in alluminio a Crusinallo, osservando la moglie che faceva il bucato con una lisciveuse (l’antenata della lavatrice) ebbe l’idea di applicare lo stesso principio (l’acqua che bolle, evapora e ricade sul bucato sfruttando bene la lisciva ) per preparare in modo nuovo il caffè in casa. Da questa geniale intuizione nacque la Moka Express, caffettiera ottagonale in alluminio rimasta praticamente immutata per 80 anni. Piccola curiosità: il nome deriva da Mokha, città dello Yemen sulla costa del mar Rosso, grande mercato di caffè dal 1500 al 1700.
Fu il figlio Renato Bialetti, negli anni ’50, a dare fama mondiale al prodotto, producendone e vendendone oltre 100 milioni di pezzi. Renato Bialetti entrò anche nella storia del costume italiano grazie al suo intuito: con l’agenzia pubblicitaria Orsini di Novara (altra nostra grande eccellenza imprenditoriale) creò l’Omino coi baffi (era la sua caricatura….) che divenne protagonista di uno dei più importanti fenomeni di costume della storia recente d’ltalia: Carosello.
Chi ha compiuto gli …anta ricorderà certamente lo spot che si concludeva con lo slogan ” Eh sì ,sì sì,sì …sembra facile fare un buon caffè …”.
Oggi purtroppo l’azienda, vanto dell’ imprenditoria italiana, non è più nel Cusio e la famiglia Bialetti non ne è più al comando.
Pietro Giuseppe Teruggi

BIBLIOGRAFIA

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