Il pennello di Piero della Francesca e la leggenda della vera croce

Tempo di lettura: 8 minuti

Nella versione di Jacopo da Varagine la Leggenda inizia al tempo di Adamo, precisamente quando il primo uomo sente la morte avvicinarsi...

Basilica dedicata a San Francesco.

Piero della Francesca.
La leggenda della vera Croce.
Penso che potrei anche smettere di scrivere, e lasciare parlare le immagini poiché, uno dei cicli pittorici più stravolgenti dell’arte occidentale, si racconta da se.
L’indole di capire l’arte partendo dalla vita delle persone mi induce a raccontarvi, brevemente, la vita dell’uomo che ha affrescato quel miracolo su muri di Arezzo.
Piero nasce intorno al 1420 a Borgo San Sepolcro, figlio di Benedetto di Pietro de’ Franceschi, commerciante di cuoio all’ingrosso. Il suo nome per esteso è Piero di Benedetto de’ Franceschi, ma da Vasari in poi è noto come Piero della Francesca. Il pittore non ama firmare con il proprio nome, ma si consegna all’eternità come “Piero de Burgo”.
Pochi altri dati sono certi della vita di Piero. Lo ritroviamo apprendista presso il pittore Antonio di Giovanni d’Anghiari. Alla soglia dei 20 anni effettua un viaggio a Firenze.
Correva il 1439, anno del concilio in cui l’oriente e l’occidente si confrontano sulla Trinità. Piero è aiutante di Domenico Veneziano per gli affreschi della chiesa dedicata a Sant’Egidio. Questo viaggio, questo lavoro e le conoscenze dell’ambito artistico fiorentino, cambieranno per sempre la vita dell’artista di San Sepolcro. Nel 1442 ritorna al paese di origine, Sansepolcro, nel momento in cui al Sassetta è commissionata la pala per la chiesa di San Francesco. Intorno al 1445 a Piero è commissionato il polittico della Misericordia. Quest’opera, che lo terrà impegnato sino alla metà del 1460, segna il debutto di Piero nel grande mondo dell’arte mondiale.
Il tempo corre, ed anche la fama di Piero della Francesca.

1452, Arezzo.
Piero è chiamato ad affrescare uno dei cicli pittorici più belli dell’arte occidentale.
L’iconografia di questo ciclo nasce dalla leggenda, rielaborata da Jacopo da Varagine nel corso del XIII secolo nella Legenda Aurea, del trionfo della vera Croce che, a partire dalla morte di Adamo, guida l’uomo alla salvezza.
Nella versione di Jacopo da Varagine la Leggenda inizia al tempo di Adamo, precisamente quando il primo uomo sente la morte avvicinarsi. In quel momento chiamò a se il figlio Seth, e chiese, al primogenito, di recarsi in paradiso per ottenere l’olio della misericordia, come buon viatico per una morte serena. L’arcangelo Michele decise di donare a Seth un ramo dell’albero della vita. Seth avrebbe dovuto collocare il ramoscello nella bocca di Adamo, al momento della sepoltura. Il ramo crebbe e divenne albero. L’albero fu ritrovato da Re Salomone che decise di utilizzarlo per la costruzione del Tempio di Gerusalemme.

In quel momento iniziarono i problemi.
Gli operai, che lavoravano alla costruzione del Tempio, non riuscirono ad utilizzare il sacro legno poiché era sempre o troppo corto o troppo lungo. Quando veniva tagliato a misura, diventava nuovamente o troppo corto o troppo lungo. Spazientiti decisero di gettare l’albero sopra il fiume, in modo da utilizzarlo come passerella.
Il sacrilego scarto non passò inosservato.
La regina di Saba, che transitava per quelle terre, riconobbe il sacro legno ed emise la profezia circa il suo futuro utilizzo.
Re Salomone, avvertito delle preoccupanti parole della regina, decise per la sepoltura del sacro legno.
Per lunghi secoli dell’albero si persero le tracce.

Riapparve al momento della condanna di Cristo. Il Sacro Legno venne ritrovato dagli israeliti ed utilizzato per costruire la Croce. La Passione di Cristo finisce. L’albero della vita torna nell’oblio per secoli, sepolto sotto la terra, coperto dall’odio delle persone.
Il Sacro Legno, divenuto Vera Croce, riappare una notte del 312. Siamo nelle vicinanze di Roma, nei momenti che precedono la battaglia tra le truppe di Costantino e quelle di Massenzio. Una Croce, luminosa, appare a Costantino con la scritta \”in hoc signo vinces\”. L’imperatore prese la decisione di utilizzare la croce come simbolo per il proprio esercito.

La vittoria cambiò la storia.
Storia e leggenda.
Costantino invia la madre, Elena, a Gerusalemme alla ricerca della Vera Croce. Ancora la storia si confonde con la leggenda. Elena venne a sapere che una persona era a conoscenza del luogo esatto della sepoltura della croce. Un grande problema si presenta sulla strada della madre dell’imperatore: colui che sapeva non parlava.
Come risolvere positivamente tale situazione?

Elena, riconosciuta come santa dalla chiesa cattolica, decise per la tortura: la persona che sapeva venne calata in un profondo pozzo senza cibo ed acqua. Per sette giorni. Possiamo comprendere come le informazioni giunsero alla santa donna. Elena partì, con il suo piccolo esercito, alla volta del Golgota.
L’uomo, che sapeva, aveva dato informazioni precise. Tre croci vennero rinvenute dagli uomini venuti da Roma.
All’orizzonte un nuovo problema: come riconoscere la croce di Cristo?
Dopo alcuni tentennamenti la donna decise di portare il corpo di un defunto nel luogo del ritrovamento. Con il Sacro Legno toccò il cadavere…
Miracolo!
Il defunto resuscitò!
La Croce venne divisa in diverse parti. Con la croce vennero rinvenuti anche i sacri chiodi: uno venne utilizzato per creare il morso di un cavallo, della donna, l’altro venne incastonato nell’elmo del figlio Costantino. La maggior parte della Vera Croce rimase a Gerusalemme.
Storia e Leggenda.

Le reliquie della vera croce rimasero in possesso di Gerusalemme sino al VII secolo quando l’impero persiano, guidato dal re Cosroe II, espugnò la città santa, trafugando le reliquie. L’imperatore di Bisanzio, Eraclio, decise di raccogliere tutte le forze di cui disponeva per recuperare la Vera Croce. La guerra contro l’impero persiano durò diversi anni, ma alla fine Eraclio sconfisse Cosroe II.
Dopo averlo decapitato riuscì ad ottenere la restituzione della sacra reliquia. Il Re, vestito da pellegrino, fece ingresso in Gerusalemme il 21 marzo del 630, tra due ali di popolo festante.
Siamo ancora in quel terreno di nessuno tra storia e leggenda.
La Vera Croce subì diverse peripezie, sino ad essere smarrita durante gli attacchi di Saladino. Il re islamico rifiutò categoricamente la restituzione della reliquia in quanto, è bene ricordarlo, sosteneva che, per l’Islam, Cristo era un importante profeta….
Il tema della Vera Croce divenne molto caro all’ordine dei francescani, forse in ricordo dell’ingresso di Eraclio a Gerusalemme in abiti da pellegrino, tanto che decisero di affrescare alcune delle loro chiese con cicli di affreschi dedicati a questa leggenda.
I più famosi sono quello di Arezzo e quello presente in Santa Croce a Firenze, affrescato dalla sapiente mano di Agnolo Gaddi.

Le scene del ciclo, presente nella Basilica dedicata a San Francesco ad Arezzo, comprendono: la morte di Adamo, l’adorazione del sacro legno e l’incontro tra Salomone e la regine di Saba, il trasporto del sacro legno, l’Annunciazione, il sogno di Costantino, la battaglia di Costantino e Massenzio, il supplizio dell’ebreo, il ritrovamento delle tre croci e la verifica della vera croce, la battaglia di Eraclio e Cosroe, l’esaltazione della croce, angeli e figure di santi e profeti.
Lascio parlare le immagini, invitando tutti voi a passare qualche ora della vostra vita ad Arezzo in compagnia di Piero, della sua Arte e delle sue visioni del mondo.

Fabio Casalini


BIBLIOGRAFIA

Oreste del Buono: la luce del presente, 2003. Rizzoli

Piero Allegretti: Piero della Francesca, la vita, l’arte ed i capolavori. 2003. Rizzoli

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