Sedeva pallida sulla riva docile del lago,riparandosi dall’arsura estiva nella penombra di un’antica magnolia strillante della sua essenza immortale, penetrante come il silenzio di quella piccola bambina solitaria nell’ora tarda del meriggio, dai lunghi capelli rossi ed il viso che risultava ancor più candido di quei solitari petali che morenti si gettavano dalla cima dell’albero, domandai alla piccola che stesse facendo tutta sola, mentre contemplava assente le acque immobili.
Tutto attorno improvvisamente smise il suo corso, il suo scopo, e dalla sua piccola bocca pronunciò sussurrando lievemente il suo dolore il cuor mio sussultò brevemente come fosse giunto il suo atroce ultimo sospirar, mentre la bambina delicatamente mi mostrò i suoi immensi neri occhi, vuoti privi di ogni limite imposto dalla concezione umana, ma in essi si travedeva credo l’universo, come fossero due finestre affacciate nell’eterno cielo notturno.
Preso dal panico le urlai come si comporterebbe un bambino capriccioso, la morte indicò con il suo piccolo dito una barca di pescatori e sussurrò . Non appena inclinò lo sguardo la barca precipitò sul fondale del lago, inabissandosi con il suo equipaggio, impaurito cercai di correre verso la riva gettandomi in acqua, ma nulla, ero miseramente troppo distante e troppo umano.
Mi fisso ridendo chiedendomi chi fossi io per fermar il suo volere, allora inasprito dagli eventi le urlai contro .
Stormi di gabbiani fuggivano a filo dell’acqua lontani in un volo disperato di speranza.
La morte inorridita per le mie parole, pianse in una lagna senza fine, mi levò sul viso uno schiaffo e inaridita mi rispose con il suo tono imperiale <Come osi, piccolo uomo, tu che del tuo tempo d’essenza ne sprechi in anni, tu che pretendi di conoscere il senso, quando non ne sei degno, o non ne sei all’altezza, tu che cerchi nell’arido deserto della vita l’acqua, ma non ti levi dal tuo posto per portarla, non so io cosa sono che in eterno vivo, come lo puoi pretendere tu!.
Ma se io ti svelassi che sono la stessa cosa che voi chiamate vita?
Che dunque morte e vita siano un’unica incondizionata essenza?
E che nel terrore della fine forse non percepisci il dono di un nuovo inizio, impaurito soltanto da ciò che non conosci?
Ma infondo tu cosa conosci!>.
Piansi cadendo in ginocchio, mentre la morte saltellante si allontanò senza voltarsi, una sola parola sopraggiunse .