Una lingua di terra incastonata nelle acque color smeraldo del Garda

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Sirmione, sulla sponda lombarda del Lago di Garda, poggia le sue fondamenta su una lingua di terra che si protende nelle acque cristalline del Lago...
Sirmione Marco Boldini
Sirmione, sulla sponda lombarda del Lago di Garda, poggia le sue fondamenta su una lingua di terra che si protende nelle acque cristalline del Lago. Fu meta e dimora di artisti e poeti ed è definita, a ragione, “Perla del Garda” per la particolare bellezza del paesaggio.
Al centro storico di Sirmione si accede tramite un ponte, posto a fianco delle mura a protezione del castello Scaligero.

Non appena oltrepassato questo ponte, sulla sinistra, si trova un piccola chiesa del 400, di poche decine di metri quadri e intitolata appunto Santa Maria del Ponte. La chiesa è da sempre conosciuta anche come “chiesa di sant’Anna”, in quanto si dice che, in un frammento di affresco qui venerato, sia rappresentata la figura della madre della Madonna.

A pochi passi dalla chiesetta di Sant’Anna è visitabile il castello di Sirmione. Completamente costruito sulle acque del Lago a difesa del borgo è uno dei più completi e meglio conservati d’Italia. Tramite il ponte levatoio si accede al piccolo cortile e ad una serie di scale che permettono di visitare molti luoghi, tra cui l’ imponente torre di 30 metri che offre al visitatore una vista mozzafiato sulle sponde lombarde e venete e che, nelle giornate più limpide, spazia sino alle Dolomite trentine.

Proseguendo la visita del borgo, percorrendo piccole strade e sottopassi, si arriva alla chiesa medievale di Santa Maria Maggiore, conosciuta anche come Santa Maria della neve, dalla facciata piuttosto anonima ma dai meravigliosi interni affrescati.
In uno di questi affreschi, datato i primi anni del XIV° secolo, è rappresentata una Madonna su trono vestita con un saio nero del tutto simile a quello che un tempo veniva indossato dagli inquisitori della zona.
Alla realizzazione del dipinto si lega ad un atroce fatto accaduto a Sirmione il 12 Novembre 1276 che ha visto gli ultimi eretici catari d’ Europa, rifugiati nel borgo gardesano, venir catturati e processati a Verona e dopo innumerevoli torture arsi vivi nell’ Arena.
L’inquisitore che guidò la crociata era tale Filippo Bonacolsi, appartenente all’ordine Francescano così come l’allora vescovo di Verona che promosse l’azione ai danni dei rifugiati.
In molti affermano che l’insolito saio della Vergine fosse un indelebile monito dell’ inquisizione agli abitanti del borgo, affinché in futuro non cadessero nuovamente nell’ errore di ospitare eretici all’ interno delle mura.

Infine, nella parte terminale della penisola di Sirmione, è possibile ammirare le rovine di una meravigliosa villa romana intitolata al poeta Catullo ma in realtà costruita quasi un secolo dopo la sua morte, meglio conosciute come “le Grotte di Catullo”.
Il parco archeologico di circa 2 ettari era un tempo immerso nella vegetazione che cresceva selvaggia sulle vestigia romane al punto che guardando il sito dal lago sembrava che vi fossero delle caverne. E’ solo nel Quattrocento, grazie al ritrovamento degli scritti del poeta che descrive il ritorno nell’amata casa di Sirmione, che si è compreso il disguido identificando comunque il luogo di questa storica testimonianza, visitabile tra il verde degli ulivi e l’azzurro del lago come le Grotte di Catullo.

Purtroppo dell’antica villa rimane oggi molto poco, a causa di numerosi saccheggi e dall’azione degli agenti atmosferici, sotto l’azione dei quali per troppo tempo questa meraviglia è stata abbandonata. I reperti rimasti sono visibili nel museo all’ ingresso del parco.

BIBLIOGRAFIA

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