Luogo appropriato per quello che ritroveremo nell’abside maggiore!
In altri documenti appare come San Giorgio delle campore.
I più antichi, risalenti al XIII secolo, sono visibili nell’abside maggiore.
1446, anno di realizzazione del grandioso affresco del Giudizio Universale.
Fermiamo lo scarto del tempo.
Supera il tempo e ci conduce in un luogo che non conosciamo, o forse, abbiamo dimenticato di conoscere.
Entrambi seguono una scena, distaccata dal resto dell’affresco.
Il conte Ugolino che cerca di rosicchiare il cranio dell’arcivescovo Ruggieri.
Avvenimento descritto dal poeta all’interno dell’Inferno, canto XXXIII.
Il serpente del male vuole impossessarsi dei corpi…. o forse vuole lasciarli?
Scene strazianti di una visione straordinaria, di un uomo che non ha vissuto nel suo tempo, ma che lo ha percorso per raggiungerci.
Ci ha inseguito, come la notte insegue il giorno.
Ci tormenta?
Vuole ricordarci qualcosa?
Il frescante, nel suo tentativo di avvicinare la realtà del sogno, diviene visionario.
Lucido visionario.
L’Arcangelo Michele domina la scena.
Bilancia e spada.
Isolato.
Sfuggente.
Nessuno può raggiungerlo, avvicinare la sua potenza espressiva.
Il padrone della chiesa sguaina la spada.
San Giorgio cerca il drago.
Cerca il male da sconfiggere.
A lato del santo guerriero una piacevole sorpresa: Re Salomone che emerge dal sepolcro. La presenza del Re d’Israele è un richiamo preciso alla giustizia, conseguentemente un richiamo all’arcangelo Michele, che lo sovrasta.
In epoca medievale, Re Salomone, era considerato sinonimo di giustizia, ma anche di sapienza. L’idea, che si andava diffondendo, era legata alla degenerazione che avveniva ad ogni passaggio generazionale. Seguendo questa teoria, Adamo era l’uomo perfetto, in quanto generato direttamente da Dio e Salomone l’uomo giusto e corretto, in quanto la sua giustizia era stata ispirata da Dio.
Luogo di giustizia?
Ma quale giustizia?
Salomone cerca l’agnello mistico, sacrificato sulla tavola.
Tutta la scena è controllata dall’alto.
Sopra Michele, il Cristo nella mandorla.
Affascinante rappresentazione.
Emozionante.
Le pareti laterali dell’abside ci ricordano un tempo ancora più lontano.
Siamo in presenza del Trecento.
Gli apostoli, non tutti riconoscibili, non hanno perso la loro forza espressiva.
Il loro voler dire: “la chiesa è fondata su di noi!”.
Allontanarsi da questo gioiello non è facile ma, perché un ma c’è sempre, dobbiamo scendere verso il mare per ammirare la cattedrale dedicata all’arcangelo Michele.
Ancora Michele.
Ancora giustizia?
Fabio Casalini