Venezia, terra mia sacra di poesia,
nobile melanconica mia signora
antica eterna volgi le tue mani al mar
nei tuoi antichi palazzi e nell’oro sacro che ti veste,
tu che tanto mi ritrai
a te
che non nelle tue piazze,
ma nel suggerimento di sprazzi isolati
ma nel suggerimento di sprazzi isolati
di curve schiene di ponti,
di intramontabili
silenzi
di interminabile bellezza ammassata nell’essenza tua,
straziate dalla sera più sublime, dalla luna a me più cara
a te o Venezia quindi
o mostrato la bellezza più autentica
mentre i volti dei passanti sorvolavano ai tuoi campanili,
il volo si spiegava libero nelle vele,
l’orologio eternamente compieva il gioco suo.
Io per mano
La stringevo,
e a te in silenzio
ti sussurrai o Venezia
che
i tuoi canali, il tuo oro
le tue croci
la tua storia
non sono nulla
se non hai mani per stringere
le sue
e se non hai labbra
per compierne il miracolo
del bacio.
Mia Venezia a te dedicai la mia promessa
a te che immutabile attraversi i secoli
io a te soltanto prometterò
che il mio cuor devoto a lei eternamente diverrà
come il santo nella tua Basilica.
Come a te appartiene la tua piazza,
a lei, io appartengo
immutabile nei secoli
e non vi è gioia più grande.
Amore più forte.
Sincerità più vera
che lei
è
lei
l’essenza della vita mia
il soffio che rende animata
la mia
vena
di poeta
la mia nobile vena
che per lei vivrà.