Era il 19 gennaio del 1768.
Macugnaga.[1]
Giacomo e Margherita piangevano la loro piccola, morta pochi istanti dopo aver cercato di vedere la luce della vita.
La disperazione assale i genitori.
Si guardano.
Cercano parole di conforto.
Non le trovano.
Il dolore per la morte, prematura, è una sciagura del cuore.
La tristezza della certezza del limbo, per la loro piccola, è angoscia per la mente.
Il pensiero di non poterla trovare di là, ovunque sia questo di là, distrugge le loro coscienze.
Le idee s’intrappolano nella mente.
Il dolore non permette il libero pensare.
Le soluzioni non esistono.
Un giorno lo chiameranno elaborazione del lutto.
Quel giorno, però, è molto lontano.
Giacomo e Margherita sapevano.
Comprendevano che si deve lottare.
Mai rinunciare.
Ricordano d’antichi riti che prevedevano l’esposizione del piccolo morto di fronte all’immagine sacra della Madonna.
Miracolosi ritorni, temporanei, alla vita.
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Ornavasso, santuario della Madonna del Boden. |
La Madonna del Boden.[2]
Il luogo da raggiungere.
E’ inverno.
Ornavasso è lontano.
La forza dei genitori non conosce ostacoli.
Partono, consapevoli che il freddo, la neve ed il ghiaccio potranno ostacolare il loro triste camminare.
L’inverno nelle valli del Monte Rosa è terribile.
Toglie energie.
Consuma la vita.
L’uomo e la donna comprendono che devono arrestare il loro pellegrinaggio.
Le scarse luci di Borca brillano nella fredda notte di gennaio.[3]
Le forze si stanno esaurendo.
Giacomo si volta.
Sbuffa.
Impreca.
Hanno percorso uno spazio troppo breve.
Il freddo convince i genitori,
Chiedono asilo nella piccola chiesa dedicata alla Madonna della Neve.
Don Giovanni apre le porte.[4]
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Macugnaga, frazione Borca. Interno della chiesa della Madonna delle Nevi. |
Conforto.
Coperte.
Carezze.
Gesti che il tempo nasconderà nelle pieghe della memoria.
Pianti.
Domande che non possono trovare risposta.
L’infinita debolezza dell’uomo di fronte alla natura, che tutto dona.
Si accendono i ceri.
La cesta, che contiene il corpo della piccola, è adagiato sulla prima panca.
La Madonna di Re vigila.
Silente.
Misericordiosa.
Le donne del paese sono, ora, al cospetto del parroco.
Le notizie, nei paesi di montagna, circolano rapide.
Tutti si conoscono.
Tutti partecipano al dolore.
Don Giovanni guida i presenti nelle preghiere.
Istanti.
Momenti.
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Macugnaga, frazione Borca. Interno della chiesa della Madonna delle Nevi. |
L’aria, intrisa dal fumo dei ceri, è benevola.
Le donne chiedono il miracolo.
I cuori si fermano.
Si controlla la piccola.
Il sangue sgorga dalle narici.
Il prete incita i genitori a pregare più intensamente.
Le orazioni nei confronti della Madonna di Re non si arrestano.
Ave Maria.
Salve Regina.
Le voci si sovrappongono.
Si grida al miracolo.
La piccola alza il mento.
Stende all’indietro la testa.
Sbadiglia.
Muove le labbra.
Le donne si guardano, si scrutano.
Urlano.
I genitori, esausti, crollano sul pavimento della piccola chiesa.
Don Giovanni battezza, con formula piena.[5]
Non ricorre al sacramento sotto condizione.
Istanti.
Momenti.
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Macugnaga, frazione Borca. Interno della chiesa della Madonna delle Nevi. |
La piccola è nel sonno eterno.
Si trova insieme con chi, prima di lei, ha levigato le pietre di questa valle.
Il 20 gennaio 1768 si concludono gli avvenimenti.
La piccola è sepolta in segreto.
Senza partecipazione di popolo.
Senza il suono delle campane.
Poche persone.
Poche parole.
Un alito di vento scende dal Monte Rosa.
I genitori, nel dolore terreno, trovano letizia per l’eternità.
Non ho voluto stravolgere i fatti.
Ho cercato di entrare con il cuore dove tutti cercano con la mente.
Il rito non era legato al pensare.
Non era legato alla ragione.
Dobbiamo guardare con il cuore.
Fabio Casalini
Fabio Casalini