1951, l’inferno bianco.
Tutti cercarono di rendersi utili, chi con le mani chi con gli attrezzi.
La disgrazia apparve in tutta la sua grandezza!
Cinque case distrutte dalla valanga.
Due stalle con il bestiame sepolte dalla neve.
Si deve provare! qualcuno magari è sopravvissuto!
Lo sanno tutti che è difficile, ma la speranza non può morire.
Si scava, si cercano superstiti.
Si trovano cadaveri.
Una madre stringeva a se i propri figli di nove ed undici anni!
Subito si capì che non vi era nulla da fare … erano morti.
La madre in un ultimo disperato tentativo di portare calore li abbracciò a se, li volle vicini.
Se la morte deve arrivare che arrivi, ma nessuno strapperà i miei figli!
Sono genitore e quel gesto, da sempre, l’ho letto così!
Il recupero delle vittime fu doloroso.
Straziante.
Non è facile vedere bambini morti. Non è giusto. Non ti abituerai mai.
La natura può essere tremendamente sbagliata.
In quei momenti concitati le riflessioni duravano il tempo di un soffio di vento.
Vi erano ancora dei corpi sepolti sotto la neve.
Son passate oltre venti ore.
Le speranze di trovare qualcuno ancora vivo sono sparite.
La forza in questi momenti è data dall’entusiasmo del ritrovamento di persone ancora in vita.
L’estrarre cadaveri tende a smobilitare la forza d’animo, e con essa la volontà di andare oltre il proprio corpo.
All’improvviso un piccolo rumore.
Forse un vagito.
Si saranno guardati in faccia, si saranno chiesti cosa fosse.
O forse hanno solo scavato con tutto quello di cui ancora disponevano, nel corpo e nella mente.
Dalla neve spunta una donna, al suo fianco una culla.
La madre è morta. La bimba ha solo otto mesi!
La bimba è viva!
Si chiamava Iside Scilligo e sopravvisse venti ore sotto la neve.
La notizia si propaga alla velocità di una palla di cannone.
Forse vi sono speranze anche per gli altri!
Purtroppo le speranze si spensero con il tramonto.
La valanga dell’undici febbraio 1951 causò la perdita di sei vite a Canza, nella frazione di Ponte.
16 febbraio 1951
E’ il giorno dei funerali.
Tutto il paese partecipa.
La situazione meteorologica non è migliorata.
Si vive tra una nevicata ed una valanga.
Le salme, issate su slitte, vengono portate da Ponte nella frazione di Chiesa.
Qualche minuto prima della celebrazione dei funerali una valanga, ancora staccatasi dal Tamierhorn, passò a pochi metri dal corteo funebre.
Il parroco si limitò alle esequie. Non celebrò la messa.
Con la morte negli occhi ed il dolore nel cuore tutti si ritirarono nelle case in attesa di una primavera di speranza.
In memoria di tutte le vittime dell’inferno del 1951.
Fabio Casalini