
L’ospizio crebbe nel corso degli anni ma, per circa nove secoli, ebbe come suo imperativo la gratuità assoluta dell’accoglienza per chiunque vi giungesse. E i cani? Pare siano stati presenti sin dal 1700, ma Paolo Rumiz, sempre nel suo “La Leggenda dei monti naviganti” racconta di un suo colloquio con l’addestratore, il quale afferma che vennero utilizzati per i salvataggi non tanto per una particolare predisposizione della razza (pare i Labrador siano migliori), ma banalmente perché si trovavano già lì. Comunque stiano le cose, di certo questi splendidi animali sono parte indelebile dell’iconografia del Gran San Bernardo e della montagna in generale.
Camminando su un facile percorso, ancora in buona parte ricoperto di neve, attraversiamo l’ennesimo confine per rientrare in Svizzera. Qui sperimentiamo la famosa efficienza dei trasporti pubblici elvetici e, con una perfetta combinazione di autubus e treni, seguendo per un breve tratto il percorso del mitico Glacier Express ci ritroviamo presto nel piccolo villaggio di Ulrichen. Credo valga la pena spendere qualche parola sulla storia dei treni nelle Alpi, che vissero il loro apice alla fine del 1800. Nel 1898, raggiungendo i tremila metri del Gornergrat, i costruttori delle ferrovie alpine segnano un importante traguardo*. L’ambizioso progetto di Adolf Guyer- Zeller, portare un treno in cima alla Jungfrau, è costretto invece a fermarsi al colle, a causa della morte dello stesso Guyer Zeller, che riuscì in ogni caso a regalare una vista mozzafiato sulla famosissima parete Nord dell’Eiger ai passeggeri in viaggio . Del 1891 è infine uno spudorato (e spaventoso?) progetto che avrebbe voluto portare un treno in cima al Cervino dal versante Svizzero. Per fortuna o purtroppo, tutto questo resterà solo sulla carta, non senza un fervente dibattito tra i sostenitori dell’alpe romantica e quelli dell’Alpe ludica, dibattito mai concluso né mai approdato ad alcunché di fruttuoso… Sta di fatto che, in ogni caso, le due guerre decretano la fine di una realistica o anche solo reale politica ferroviaria nelle Alpi: largo alle automobili e a strade e superstrade di ogni genere.
*Si veda Enrico Camanni, “La vita nuova delle Alpi”, Bollati Boringhieri, Torino 2002