Anno 828, Alessandria d’Egitto.
Un paio di secoli prima i Saraceni avevano invaso la città e conquistato l’Egitto. L’imperatore bizantino vietò a tutte le regioni dell’impero di commerciare con gli infedeli. Nel gennaio di quell’anno una nave veneziana giunse nel porto di Alessandria d’Egitto. Esistono due diverse versioni che riguardano l’arrivo della nave nel porto. La prima ritiene che il naviglio fu costretto a riparare nel porto a causa del mare tempestoso che non permetteva la navigazione, la seconda e, forse, la più accreditata, ricorda che a bordo della nave vi erano mercanti veneziani partiti dalla laguna con la chiara intenzione di portare il corpo di San Marco evangelista nella nascente città veneta.
A bordo dell’imbarcazione vi erano anche Bono da Malamocco e Rustico da Torcello.
Qualunque sia stata la loro intenzione all’imbarco, quando giunsero nella città egiziana si resero conto della grave situazione in cui versava la cristianità a causa dell’oppressione Saracena e dei continui furti e distruzioni che gli stessi perpetravano a danno delle chiese locali.
I due mercanti si recarono presso il Santuario dove giaceva il corpo di San Marco per ringraziare Dio di averli salvati nella pericolosa navigazione. Giunti sul luogo trovarono i custodi della chiesa preoccupati per la situazione che si stava delineando. Spiegarono che il Governatore Arabo si accingeva alla distruzione del Santuario. Il califfo voleva tutti i marmi e le colonne per erigere un palazzo maestoso ad Alessandria.
I lavori di distruzione stavano iniziando con l’invio di grandi schiere di operai saraceni, quindi il tempo per il salvataggio stringeva. I due mercanti decisero, o forse erano partiti da Venezia con questo preciso intento ma non lo sapremo mai, di prelevare i resti dell’apostolo. I custodi, di origine greca, mostravano grande dolore per la sparizione degli oggetti preziosi dal Santuario ma premevano affinché il corpo restasse nella città egiziana. Bono e Rustico impiegarono molte ore a convincerli che in Laguna l’apostolo sarebbe stato venerato da tutto il popolo e che avrebbe riposato all’interno della più bella chiesa della cristianità.
Sopraggiunta la notte i due veneziani forzarono il sepolcro di marmo, estraendo il corpo di San Marco e sostituendolo con quello di San Claudio. Negli attimi immediatamente successivi allo scambio l’aria del Santuario si riempì di un intenso profumo dovuto agli unguenti con cui era stato imbalsamato il corpo dell’apostolo. I resti furono adagiati in tele di lino sopra le quali fu stesa una grande quantità di ortaggi. Il tutto fu nuovamente ricoperto, questa volta di carne di maiale. La cesta fu caricata sulle spalle di alcuni marinai con destinazione il porto di Alessandria.
Durante il tragitto il piccolo corteo fu fermato dalle guardie saracene poste all’imbocco del porto; dovevano controllare il contenuto. A quel punto i mercanti gridarono “khanzir, khanzir”, ovvero maiale, maiale. I saraceni a quelle parole indietreggiarono lasciando caricare il tutto sulla nave.
L’astuzia veneziana, ancora una volta, ebbe il sopravvento. I saraceni si turarono il naso per non essere infettati dall’odore dell’impuro animale.
La nave lasciò immediatamente il porto di Alessandria d’Egitto per fare rotta su Venezia. Il viaggio fu avventuroso. L’apparizione di San Marco ai marinai colti dal sonno evitò anche un naufragio.
Giunsero infine nella zona del lido. Uno sparuto gruppo di marinai lasciò la nave per andare in città ad informare le autorità del loro arrivo.
La notizia si sparse come il vento che, rapido, giunge da est.
Uomini e donne giubilanti correvano tra i canali.
Il Doge, accompagnato dal vescovo e da tutto il clero, si avvicinò al naviglio intonando esso stesso canti di gaudio.
I resti dell’evangelista furono traslati in una zona di Palazzo Ducale a disposizione delle preghiere di tutti i veneziani.
Per molti giorni e molte notti una fila ininterrotta di persone fece visita al corpo, chiedendo le grazie più disparate.
Nei giorni seguenti il Doge, Giustiniano, decise che alla sua morte una cospicua somma andasse alla costruzione di una grande chiesa che potesse accogliere la salma del santo.
Il fato volle che poco tempo dopo la morte colse Giustiniano.
In pochi anni fu eretta la Basilica di San Marco.
Alla conclusione dei lavori il corpo fu solennemente traslato all’interno della maestosa chiesa.
I simboli di San Marco divennero i simboli di Venezia.
Chi era San Marco?
Le notizie sono scarse. Sappiamo che morì ad Alessandria d’Egitto nella seconda metà del I secolo e che fu discepolo dell’apostolo Paolo e in seguito di Pietro. E’ tradizionalmente ritenuto l’autore del Vangelo secondo Marco. Le informazioni sulla vita di Marco sono sparse nel Nuovo Testamento, altre sono contenute nella Storia Ecclesiastica di Eusebio di Cesarea e negli Atti apocrifi di Marco. Nacque in Palestina o a Cipro intorno al 20. Dal Nuovo Testamento si può risalire al fatto che fosse cugino di Barnaba, quindi ebreo. Non esistono notizie certe su dove, come e quando Marco morì. Eusebio sostiene che la morte avvenne ad Alessandria d’Egitto, dove fu fondatore della chiesa locale nonché primo vescovo, dove fu ucciso facendo trascinare il suo corpo per la città. Questa versione dei fatti è riportata anche nella Legenda Aurea.
Il Trafugamento del corpo di San Marco è un dipinto di Tintoretto eseguito tra il 1562 ed il 1566, custodito nelle gallerie dell’Accademia di Venezia. L’opera era destinata in origine alla Sala Capitolare della Scuola Grande di San Marco. Di particolare effetto il cielo costellato di nubi, a causa di un forte temporale, che assume una tinta rossastra. Nel dipinto è presente un autoritratto dell’autore, l’uomo con la barba presente al fianco del cammello.
Fabio Casalini