Il prete che inventò lo sci

Nel recente passato ho raccontato storie di preti montanari: il prete che amava le vipere della Valle Antigorio ed il prete di Cicogna che riuscì a catturare l’aquila – non un’aquila ma l’aquila.
Nei mesi scorsi, parlando con un antico abitante delle nostre montagne, mi sono imbattuto nella romantica storia di un prete cocciuto e di un suo amico falegname. 
Pensarono bene che due alberi sotto i piedi potevano cambiare la vita di coloro che abitavano una valle isolata come la Formazza.
Parliamo degli inizi del secolo scorso, prima del grande sfruttamento energetico di quel pezzo di mondo.
Valle di confine.
Prete di confine, come forse non esistono più.
Il prete era don Rocco Beltrami.
La storia con la S maiuscola non si ricorda di lui.
La storia con la minuscola poco riporta, eppure fu il primo a salire la punta d’Arbola con li sci due anni prima del leggendario Marcel Kurz. Non salì solo, al seguito vi erano una decina di parrocchiani; persone che poi avrebbero utilizzato quello strumento per scopi sportivi e culturali.
Inventò quello che noi oggi chiamiamo scialpinismo; eppure quasi nessuno lo ricorda.
La storia si ricorda di lui come primo allenatore dello ski club Formazza, team che per molto tempo dominò la scena nazionale a livello agonistico.
A noi poco interessa.
Interessa notare l’importanza del Beltrami nella storia.

La letteratura si è impigrita a speculare sull’importanza dello sci come strumento di sviluppo del contrabbando: non possiamo negare che lo sci fu un aiuto per gli sfrositt nelle lunghe discese autunnali e primaverili, ma dobbiamo ricordare che fu anche di grande sostegno allo sviluppo idroelettrico negli anni a seguire.
Ripercorriamo brevemente la storia.

Era il 1909: tre turisti, forse svizzeri, saliti da Airolo attraverso il passo di San Giacomo, giunsero in Formazza calzando rudimentali sci. Un falegname formazzino, Guido Matli, vedendo la facilità con cui si poteva camminare sulla neve pensò di acquistarne un paio. In conformità a quel modello ne fabbricò altri in legno con uno zoccolo al centro e delle cinghie per tenere fermo il piede.

Nel 1911 fu fondato lo Sci Club Formazza dal parroco don Rocco Beltrami, dal falegname Guido Matli, da Antonio della Vedova e da un’altra sessantina di soci skiatori. Don Rocco ebbe l’intuizione che lo sci avrebbe cambiato la storia della valle e dei suoi abitanti. Con l’utilizzo del nuovo strumento arrivarono anche i primi successi sportivi. Correva l’anno 1915, a Courmayeur si organizzò per la prima volta l’adunata nazionale skiatori valligiani. La squadra formazzina vinse con oltre 15 minuti di vantaggio sulla squadra di Bardonecchia.
Don Rocco Beltrami non è ricordato solo per la sua passione sportiva.
Una interessante testimonianza della figura di questo prete ci risulta dall’Indipendente del 9 giugno 195, numero 23: E’ veramente ammirabile ed encomiabile lo spirito patriottico del Parroco di questo paese – Don Rocco Beltrami – che in questo momento solenne per l’avvenire dell’italia, sa anche dal pergamo con elevate parole infondere ai formazzini il sentimento del dovere di solidarietà con il nostro Governo auspicando con fervore alla vittoria delle nostre armi. Egli diede prova in ogni circostanza di viva fede per la patria nostra e se i suoi superiori non avessero disposto diversamente egli si sarebbe come già nella guerra Libica arruolato fra le schiere dell’esercito italiano. E’ necessario, specie nei paesi di confine scuotere le fibra dei nostri buoni montanari perché nessuno manchi al proprio dovere nell’ora del cimento ed augoriamoci che tutti i suoi colleghi della Valle siano con lui compatti nell’istruire i loro fedeli.[firmato un Valligiano.]

Fabio Casalini.

BIBLIOGRAFIA

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