La basilichetta o sacello di S. Satiro, accanto alla quale nel XV secolo è stata costruita la grandiosa chiesa di S. Maria, fonda le sue origini nel lontano 879 quando l’arcivescovo Ansperto, su un’area di proprietà della sua famiglia nell’ambito dell’Insula Asperti – che appunto da lui prese il nome – inizialmente in realtà quasi come cappella domestica, volle dedicare una Chiesa a San Satiro, fratello maggiore di Sant’Ambrogio.

L’attività religiosa e benefica dei monaci della “cella” e della basilichetta continuò regolarmente fino al 25 marzo del 1242 quando un iconoclasta, tale Massazio da Vigonzone, sfregiò con un pugnale l’ affresco raffigurante la Madonna col Bambino (risalente al 1200 e originariamente collocato all’esterno) le cronache del tempo raccontano che dall’immagine sgorgò del sangue. Nella chiesa viene ancora conservato il pugnale sacrilego e da quel giorno l’immagine miracolosa divenne meta di pellegrinaggi.
Massanzio che subito se ne pentì, espiò questa grave colpa diventando monaco, morì santamente acquisendo il merito d’essere annoverato fra i Beati.
Quella che vediamo oggi, all’ inizio di Via Torino a poche centinaia di metri da Piazza Duomo, è opera di Donato \”Donnino\” di Angelo di Pascuccio detto il Bramante che nel 1478 progetta la ricostruzione della piccola chiesa composta da tre navate, transetto e cupola. Questo piccolo luogo di culto non così noto al pubblico come altri monumenti custodisce però uno dei massimi esempi di finta fuga prospettica in stucco nata per allungare illusionisticamente lo spazio interno retrostante all’altare.
Bramante, infatti, costruisce un finto abside profondo solo 97 centimetri seguendo il progetto che ne prevedeva uno di 9 metri e 70 con stucchi a rilievo per i cassettoni del soffitto creando così un vero e proprio capolavoro inaspettato.