Il lago nel quale si specchia il Cervino

A poca distanza dal Giomein, a un paio d‘ore da Valtournenche, in una conca verdissima, tra pendici coperte d‘erica rosata e di rododendri vermigli , tra macchie d‘abeti bui, si stende un piccolo lago alpestre. E’ il “Lago Blu“, chiamato così per il colore delle sue acque , intensamente cerulee, di una tinta che ricorda quella della turchese e che deriva da un minerale presente sul fondo.

La piramide del Cervino si riflette nel limpido specchio delle acque, con magico effetto; dalla riva, guardando nel fondo, si scorgono alcuni tronchi distesi, simili a travi d‘un tetto: essi richiamano alla mente la malinconica leggenda del lago.

In un tempo lontano, dove ora è il lago sorgeva una bella casetta, dimora di una famiglia di pastori. Essi però non erano buoni né caritatevoli e anche la donna, la sposa, aveva un cuore duro e crudele. Un giorno alla porta della casa si presentò un misterioso pellegrino: aveva il volto pallido e stanco, le vesti lacere, a brandelli, e si appoggiava affranto a un grosso bastone nodoso. La donna , che era andata ad aprirgli, lo squadrò da capo a piedi con diffidenza palese. – Cosa vuoi? – gli chiese con voce dura. – Per amor di Dio, – mormorò il viandante – dammi un po’ di polenta e un po’ di siero di latte…….
Quello che il poveretto chiedeva era ben poca cosa. Ma la pastora avara e spietata rispose in malo modo: – Vattene, non ho nulla per te. – e gli voltò le spalle.

Il più piccino dei suoi bimbi aveva assistito alla scena e aveva provato una stretta al cuore, di dolore e di pietà. Entrò in casa, andò a prendere la scodella di latte destinata alla sua colazione e fece per porgerla al pellegrino. Ma i familiari si opposero e in atto di scherno diedero al viandante una ciotola piena d‘acqua sporca. Il poveretto si allontanò sconsolato, mormorando oscure parole…
Il padre, durissimo, per punirlo, gli ordinò di andare a raccogliere legna in un bosco lontano. Quando, a sera, il ragazzo, stanco ed esausto, giunse nei pressi della sua casa, restò allibito. La casa era scomparsa ed anche della sua famiglia non c’era più traccia. Al suo posto restava un piccolo specchio d’acqua, suggestivo, immobile e silenzioso.

Fabio Casalini

BIBLIOGRAFIA

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