Pola è una città della Croazia di 57 765 abitanti, la maggiore dell’Istria nonché suo capoluogo storico. Pola fa parte della regione geografica italiana, per i cui confini orientali tradizionalmente si indicano solitamente la catena delle Alpi Giulie e il Golfo del Quarnaro, a cui fa riferimento anche Dante Alighieri.
Centro abitato fondato nell’età del bronzo da popolazioni appartenenti appartenenti alla cultura dei castellieri con il nome di Pola, divenne poi capitale e massimo centro degli Istri cambiando denominazione in Nesactium. Conquistata dagli antichi Romani nel 177 a.C., fu denominata Alba Julia, fermo restando che restò in uso anche il nome Pola. Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, la città entrò nell’orbita dell’Impero Romano d’Oriente per poi costituirsi in libero comune nel 1177. La città fu annessa alla Repubblica di Venezia nel 1148, rimanendo nei suoi domini marittimi per quasi cinque secoli, per poi entrare nei domini dell’Impero austriaco. Rimase sotto il diretto controllo austriaco fino al 1918, quando fu annessa al Regno d’Italia, per poi passare nel 1947 alla Jugoslavia e infine, nel 1991, alla Croazia.
A causa di queste vicissitudini storiche la composizione etnica di Pola cambiò nei secoli, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, a cui seguì l’esodo dell’etnia italiana, che all’epoca costituiva la larga parte dei residenti a Pola. Oggi la maggioranza dei cittadini di Pola sono croati Le più consistenti minoranze etniche sono i serbi, gli italiani, i bosniaci e gli sloveni.
Pola ha una storia politica millenaria che ha portato alla formazione di una cultura che si è costituita grazie alle etnie dominanti che si sono succedute nella città provenienti dall’Europa centrale e dal Mediterraneo. A Pola sono stati di riferimento gli antichi Romani, alcuni popoli barbarici, i Franchi, i bizantini, gli italiani e infine i croati. Sono stati importanti, ma mai maggioritari, anche tedeschi e inglesi. Tale stratificazione di etnie ha portato ha una cultura variegata che si è riflessa anche sulla storia dell’architettura di Pola.
Il foro romano di Pola venne costruito nel I secolo a.C. nei pressi del mare. Qui era presente il Capitolium, vale a dire il tempio che nelle città romane era dedicato alle tre principali divinità dell’Olimpo latino: Giove, Giunone e Minerva, che erano chiamate, nel complesso, la “Triade Capitolina”.
L’anfiteatro venne costruito tra il 2 a.C. ed il 14 d.C. sotto l’imperatore Augusto, prelevando il materiale dalle note cave di pietra situate alla periferia della città ed ancora oggi esistenti. In seguito, l’imperatore Vespasiano, che aveva commissionato il Colosseo a Roma, lo fece ampliare (secondo la leggenda, egli voleva rendere omaggio ad una sua amante del luogo).
Come il Colosseo, veniva utilizzato prevalentemente per combattimenti di gladiatori o per naumachie.
La naumachia indica nel mondo romano sia uno spettacolo rappresentante una battaglia navale, sia il bacino, o in senso lato l’edificio in cui si tenevano.
Si presume che sia rimasto intatto, seppure in uno stato di sempre maggiore trascuratezza ed abbandono, fino al XV secolo. In seguito sarebbe stato saltuariamente utilizzato come cava di pietra per alcune costruzioni della Repubblica di Venezia, oltreché degli abitanti locali. Salì infatti all’onore delle cronache nel 1583 quando al Senato veneziano, versando Pola in uno stato di sempre maggior decadenza e desolazione, si propose di smontare l’Arena pezzo per pezzo e di ricostruirla a Venezia. A sventare tal proposito fu soprattutto l’azione del senatore veneziano Gabriele Emo e per questo suo impegno, nell’anno successivo la città di Pola pose su una torre dell’Arena, lato mare, una lapide a perenne memoria e gratitudine.
Fu oggetto di ampio restauro durante l’epoca napoleonica.
Viene utilizzato tutt’oggi, similmente all’Arena di Verona: è un ambito centro di teatro e musica.
Attualmente, è in grado di ospitare cinquemila spettatori.