Inseguendo i treni di Tozeur

Douz è una città della Tunisia conosciuta come \”la porta del Sahara\” ospitata da quella che anticamente era l’oasi più importante della zona. In essa vive un numeroso gruppo di appartenenti alla etnia M’razig. Fino ad epoche recenti è stata un’importante sosta per le carovane negli spostamenti tra il Sahara e la Tunisia settentrionale. Ospita uno dei mercati più caratteristici del paese dove quotidianamente si vendono spezie, prodotti artigianali, fino ad arrivare ad asini e dromedari. L’economia della città, pur non essendo particolarmente fiorente dispone di notevoli vantaggi rispetto ai villaggi circostanti. Il terreno è fertile in questa ristretta zona, e la coltivazione delle palme da dattero è una grossa fonte di entrate per la popolazione. Gli introiti derivanti dai passati scambi commerciali dell’oasi, sono oggi sostituiti e rafforzati dal turismo che negli ultimi decenni ha avuto un notevole incremento. Da qui partono gran parte delle spedizioni in fuoristrada 4×4, per turisti avventurosi che intendono visitare le dune sabbiose dell’Erg sahariano.

Da Douz si prosegue attraverso Chott el Jerid.

Chott el Jerid è un lago salato della Tunisia. Situato nel sud-ovest del paese, in una depressione tra le oasi di Tozeur e di Nefta da un lato e tra Kébili e Douz ai confini del deserto del Sahara dall’altro. Copre una superficie di oltre 5.000 km² (alcune fonti indicano 7.000 km²), per una lunghezza di 250 km circa ed una larghezza di 20 km. È il più esteso lago salato della regione.
La sua superficie è composta da un agglomerato di cristalli di sale poggianti su un fondo sabbioso ed argilloso. Le precipitazioni nella zona superano raramente i 100 mm annui e la temperatura raggiunge spesso i 50 °C, cosicché in estate il lago è completamente secco. Periodicamente le scarse piogge della regione ne sciolgono la crosta facendo salire in superficie il sale, che l’intensa evaporazione fa cristallizzare rapidamente; poi, il vento ricopre di sabbia i cristalli di sale. In tal modo, la superficie cambia continuamente di colore.
Nell’antichità veniva identificato con il leggendario lago Tritone. Plinio ed Erodoto lo hanno citato, assegnandogli una posizione geografica confusa.
Nel XIX secolo fu oggetto di un progetto, rapidamente abbandonato a causa delle difficoltà tecniche dovute all’orografia della zona, che prevedeva di inondarlo facendo giungere il mare fino al limite del deserto.
Il lago è attraversato da una strada asfaltata, sopraelevata su un terrapieno, che collega Tozeur a Douz.
Tozeur sorge in un’oasi facente parte dei margini del deserto del Sahara, a sud-ovest della capitale Tunisi (da cui dista circa 450 chilometri) e a nord-ovest del Chott el-Jerid. È circondata da oltre mille ettari di palmeti, con oltre 400.000 alberi irrigati dall’acqua di 200 sorgenti del Ras El Aïoun, oramai perennemente all’asciutto a causa dell’ingente prelievo idrico.
Abitata fin dall’antichità, Tozeur è probabilmente di origine berbera, anche se la tradizione locale non lo rivendica. Assunse rilevanza come centro di commercio carovaniero trans-sahariano, frequentato dai Cartaginesi.
Nel 33 a.C., colonizzata dai Romani, prese il nome di Thusuros. La città divenne uno snodo commerciale, importante sia per il commercio dei datteri sia per quello degli schiavi attraverso la strada romana da Gabès a Biskra. Di questo periodo rimangono solo rarissime vestigia, così come del successivo periodo di influenza cristiana resta solamente una chiesa inglobata in seguito nella moschea di al-Kasr, vicino a Bled al-Haddar.
Nel XIII secolo, la città divenne musulmana e vi vennero costruite due moschee. Essa continuò ad ingrandirsi insieme ai suoi palmeti, conoscendo una grande crescita economica che raggiunse il suo apice nel XIV secolo.
Tozeur rimase una città di passaggio per le grandi carovane fino al XIX secolo, epoca in cui divenne predominante la produzione dei datteri. Dopo il 1950, con lo sviluppo delle vicine città minerarie di Metlaoui e Redeyef, la popolazione incominciò a diminuire.
Attualmente, alla produzione di datteri (in particolare i rinomati deglet nour) si affianca lo sviluppo del turismo sahariano: l’aeroporto internazionale di Tozeur-Nefta, aperto nel 1980, è meta dei voli charter che portano i visitatori verso i percorsi turistici del sud del paese.
Al letterato e matematico Ibn Chabbat (nato a Tozeur e qui morto nel 1282) si devono importanti lavori riguardanti la coltivazione della palma da datteri e un notevole miglioramento dei sistemi di ripartizione delle acque dell’oasi: le sue mappe del dodicesimo secolo sono esposte al Museo delle arti e delle tradizioni popolari.
Alla cittadina ed ai movimenti carovanieri lungo le sponde del suo lago salato, presso cui d’estate si verifica anche il fenomeno ottico della Fata Morgana, si è ispirata la canzone \”I treni di Tozeur\”, scritta nel 1984 da Franco Battiato, Giusto Pio e Rosario Cosentino.

Fabio Casalini

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità… sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio. Nel 2018 pubblica il suo secondo libro, in collaborazione con Rosella Reali, per la casa editrice Albatros dal titolo E’ una storia da non raccontare. 


BIBLIOGRAFIA

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