A Pisa inseguendo le orme del diavolo!

Tempo di lettura: 3 minuti

Dietro al duomo, su un lato che dallo stesso da sul camposanto, vi è una pietra con alcuni buchi.

Quello che riporto è stato letto e sentito durante la mia visita a Pisa di qualche anno fa: la leggenda vuole che i buchi su quella pietra siano le orme lasciate dal maligno durante il tentativo di salita al duomo: tale tentativo fu vanificato dall’intervento degli angeli.
Il tentativo del diavolo era quello di allungare la costruzione della magnifica chiesa.

Una volta che avrete notato questa stranezza penso possiate convenire con me che non si possa trattare di orme ma al massimo di \”unghiate\” lasciate nel tentativo di scalata….
Visto che i buchi sono considerate orme del diavolo la leggenda vuole che ogni volta che si cerchi di contarli il numero non risulti mai uguale. 

Io stesso ci ho provato ed effettivamente il numero non risultava coincidere con il conteggio precedente, ma potrei incolpare il Chianti bevuto a pranzo. A questo punto mi torna in mente una frase: La vita è troppo breve per bere vini mediocri (Goethe) quindi mi convinco che il Chianti appena entrato nel mio stomaco sia la cura ad ogni possibile male e che forse colui che si è inventato questa storia ne avesse conosciuto il produttore….
Comunque un piccolo dubbio mi rimane intanto che lascio alle spalle il complesso monumentale forse più bello del mondo (altri in questo sito ne parleranno meglio di me e più lungamente); Il lecito ed oscuro dilemma risiede in una frase di quel piemontese d’adozione di Giovanni Arpino: Si vede che c’è basta guardarsi intorno, al diavolo credeva Dante, perché non dovrei crederci io?

Quindi se alcuni grandi scrittori erano convinti dell’esistenza del maligno, quelle unghiate potrebbero essere…..a questo punto ho bisogno di un caffè chiarificatore e di una sigaretta in qualche barettino dell’antica città marinara…..
Concludendo questi brevi appunti di viaggio sul \”mistero di Pisa\” mi sollecito a ricordarvi che la farina del diavolo va sempre in crusca….

Fabio Casalini.

BIBLIOGRAFIA

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