La vedi adagiata sulla collina.
Bianca ed assolata!
«Ostuni è la città panoramica per eccellenza, ogni casa è un belvedere, ogni trattoria è della Bellavista, ad ogni finestra v’è un poeta che guarda nella pianura sottostante gli ulivi che cangian colore a tutti i venti […] A Ostuni le case sono bianche, di latte e calce, sono bianche fino a far male agli occhi, sono candidi i muri, le finestre, le porte, le scale, tutto è inverosimilmente bianco. […] A Ostuni si va per capire cosa vuol dire stare al riparo dal sole […] per non desiderare più romanzi, per non pensare più a viaggi lontani, qui c’è il fascino di tutte le città dei mari del Sud, qui c’è l’ equatore a portata di mano. »
«Ostuni è la città panoramica per eccellenza, ogni casa è un belvedere, ogni trattoria è della Bellavista, ad ogni finestra v’è un poeta che guarda nella pianura sottostante gli ulivi che cangian colore a tutti i venti […] A Ostuni le case sono bianche, di latte e calce, sono bianche fino a far male agli occhi, sono candidi i muri, le finestre, le porte, le scale, tutto è inverosimilmente bianco. […] A Ostuni si va per capire cosa vuol dire stare al riparo dal sole […] per non desiderare più romanzi, per non pensare più a viaggi lontani, qui c’è il fascino di tutte le città dei mari del Sud, qui c’è l’ equatore a portata di mano. »
(Ettore Della Giovanna)
Capisci da subito perché viene chiamata la Bianca città.
Il suo centro storico è stato interamente dipinto con la calce bianca, anche se oggi qualche traccia del passare del tempo è possibile notarla.
Vi sono due monumenti che per bellezza e posizione si devono visitare.
Il primo è la concattedrale di Ostuni posta sul punto sommitale della piccola città. Possiede una bellissima e semplice facciata in linee tardo gotiche.
Ma il motivo per il quale merita la visita è il rosone: è il secondo più grande d’Europa!
Risplende di luce propria, appoggiato appena sopra il portone d’ingresso della cattedrale.
Il secondo monumento da non perdere lo si trova sulla salita che dal centro cittadino sale al punto nel quale abbiamo appena lasciato la concattedrale. E’ la chiesa di San Vito Martire, splendido esempio di barocco leccese. Sul fianco della chiesa è possibile notare il monastero delle carmelitane. All’interno da non perdere l’altare barocco ( sontuoso e sfarzoso) ed il pulpito ligneo risalente, con grande approssimazione, alla fine del 1600.
Tornati in piazza della Libertà non rimane che trovare un locale dove pranzare.
Risaliamo leggermente la via che porta alla cattedrale per dirigerci alla Osteria del tempo perso. Il nome è tutto un programma, il menù lo stesso e quindi entriamo.
Dato che ho trovato la descrizione del locale la voglio riportare, per far capire a tutti coloro che leggeranno l’amore per la buona cucina e per le tradizioni.
Il ristorante è situato nel cuore del centro storico, la meravigliosa città pugliese conosciuta in tutto il mondo come città bianca. L’osteria del tempo perso è uno dei ristoranti storici di Ostuni, non solo perché nato nel 1983, ma anche per le due sale di cui si compone: la prima è una suggestiva grotta, un’antico forno risalente al 1500. La seconda è un vero e proprio museo dedicato alla civiltà contadina. Consumare un pranzo o una cena all’osteria del tempo perso equivale a gustare sapori di incomparabile squisitezza della cucina pugliese in ambienti davveri unici. Il mio personale menù? Orecchiette vongole e fiori di zucca. Spigola al cartoccio con vongole e seppie. Semplice, ben cucinato, raffinato e genuino.
Lasciamo Ostuni baciata da un sole caldo e lucente, riflesso dalle pareti bianchissime delle case del centro.
Una giornata rilassante e riflessiva.